Sette bandiere, quelle di Ravenna (i due leoni nella pineta), Rimini (l’Arco di Augusto e il ponte di Tiberio), Cesena (la striscia bianconera), Forlì (l’aquila imperiale), Faenza e Imola (il leone con la spada), Lugo (la croce con la colomba di Sant’Ilaro), in bella mostra, una accanto all’altra, nella sala conferenze dell’albergo Casetta, situato a 800 metri sul mare, che ha accolto i partecipanti dell’Assemblea annuale del Movimento per l’Autonomia della Romagna (M.A.R.). I rappresentanti del movimento, venuti dalle “sette sorelle”, si sono ritrovati quest’anno in località Pugliano, Comune di Montecopiolo, stupendo centro del Montefeltro fra le montagne di Valmarecchia e Valconca. Per arrivare a Montecopiolo si passa da San Leo, però tra i due centri vi è il confine di regione: finisce l’Emilia-Romagna e cominciano le Marche. Gli abitanti di Montecopiolo, romagnoli da sempre per cultura, lingua e tradizioni, vogliono essere ricongiunti ai loro fratelli e già sette anni fa hanno deciso democraticamente con un referendum costituzionale per l’annessione alla provincia di Rimini, con una percentuale dell’87%. Con loro, gli abitanti di Sassofeltrio. È partito l’iter previsto dalla Legge, che è proseguito, lentamente, fino al 2012. In quell’anno si è avuto il pronunciamento della Regione Emilia-Romagna a favore dell’ingresso dei due comuni. Si attendeva in contemporanea il parere della Regione Marche, che invece ad oggi non è arrivato. Non è che il Consiglio regionale Marche non si riunisca: semplicemente non esprime il proprio parere, che, in base all’art. 132 della Costituzione italiana è obbligatorio, indipendentemente dal fatto che possa essere contrario o favorevole al passaggio. Ogni volta la maggioranza del consiglio regionale Marche  ha trovato scuse per posticipare tale pronunciamento, ostacolando e bloccando di fatto la strada di Montecopiolo e Sassofeltrio verso il passaggio alla Romagna.

Oggi i cittadini di Montecopiolo e Sassofeltrio sono esasperati. Fuori dell’hotel, sede dell’assemblea del MAR, campeggiava fin dalle primissime ore di sabato 10 maggio lo striscione “La democrazia è morta”. Sopra di esso un altro striscione recitava: “Referendum 24/25 giugno 2007: sì 87%. Montecopiolo e Sassofeltrio in Emilia-Romagna”. Dopo anni di tentativi andati a vuoto, i sindaci dei due comuni Alfonso Lattanzi (Montecopiolo) e Francesco Formoso (Sassofeltrio) hanno intrapreso la via giudiziaria, indirizzando lo scorso 29 aprile al Consiglio regionale delle Marche un atto di diffida affinché esprima il proprio parere entro trenta giorni.

Oltre alla questione, grave, di Montecopiolo e Sassofeltrio, esiste anche la più ampia questione romagnola. Il M.A.R. si batte da sempre per la creazione della Regione Romagna, la 21a Regione d’Italia: in questo periodo di riforme costituzionali ed in particolare di revisioni dell’architettura istituzionale italiana, il MAR sottolinea la necessità di non dimenticare l’ormai annosa questione romagnola.

Ha aperto i lavori dell’assemblea il sindaco di Montecopiolo Alfonso Lattanzi, che ha portato i saluti della propria amministrazione. In seguito è intervenuto il coordinatore regionale, Samuele Albonetti, il quale ha elencato le numerose iniziative intraprese dal M.A.R. negli ultimi 12 mesi: in particolare è stata sottolineata la fervida attività nell’imolese e la creazione del comitato referendario imolese, volto a raccogliere le firme per la celebrazione di un referendum sulla Città metropolitana di Bologna.

Dopo gli interventi dei vertici del MAR, in particolare del presidente Senatore Lorenzo Cappelli e del coordinatore riminese Valter Corbelli, ha preso la parola l’ospite d’onore della mattinata, il consigliere regionale di minoranza alla regione Marche Roberto Zaffini, che ha da tempo sostenuto la battaglia di giustizia e libertà dei due piccoli Comuni e ne ha ripercorso le tappe evidenziando il vergognoso ostruzionismo della Giunta regionale marchigiana nei confronti di Montecopiolo e Sassofeltrio. Erano presenti e sono intervenuti anche l’On. Tiziano Arlotti e Alessandro Rondoni.

I lavori dell’assemblea si sono conclusi con l’approvazione all’unanimità di una mozione volta a chiedere al MAR di querelare, presso le sedi preposte, la Giunta della Regione Marche per omissione di atti d’ufficio in relazione al mancato pronunciamento sul passaggio dei due comuni dalle Marche all’Emilia-Romagna.