Si avvicinano le elezioni regionali in Emilia-Romagna e si entra nel vivo della campagna elettorale. Ciò nonostante relativamente alla cosiddetta questione romagnola (ovvero la opportunità di creare la regione Romagna) la maggioranza dei partiti e dei candidati, per il momento, preferisce tacere, quasi voltarsi dall’altra parte. Capisco quanto sia scomodo parlarne e forse quanto sia poco attraente per alcuni ma per noi autonomisti romagnoli è questione vitale, imprescindibile. Siamo più che mai convinti della bontà della nostra proposta: solo con una propria istituzione regionale la Romagna potrà spiccare il volo. Viceversa resterà nella palude, perennemente in “serie B”. La E45 resterà un cantiere perenne (a cui molti sono drammaticamente rassegnati), il porto di Ravenna e l’aeroporto di Rimini non decolleranno mai, le attività economiche (agricoltura, turismo, industria e artigianato, servizi) continueranno ad essere penalizzate, e via dicendo. Se anziché considerare la regione Emilia-Romagna nel suo complesso, che i dati statistici indicano sovente come una delle più avanzate in Italia, consideriamo indicatori relativi alla sola Romagna, vediamo ad esempio come Rimini sia tristemente 2° nella classifica da poco uscita a cura del Il sole 24 ore, relativa alle città capoluogo più pericolose d’Italia (indice di criminalità), continuando con la classifica delle province più green stilata da Legambiente, Ambiente Italia e Il sole 24 ore, ove troviamo la emiliana Parma al 5°posto, Ferrara al 10°, Reggio Emilia al 12°, Bologna al 13°, e le romagnole? Prima fra le romagnole si piazza Rimini al 23° posto, Ravenna al 53°, Forlì-Cesena al 56° su un totale di 102 province valutate in Italia. Solo questi pochi dati configurano la esistenza di una spaccatura, una dicotomia fra le 2 entità che ad oggi costituiscono l’Emilia–Romagna. Tale regione, che è operativa dal 1970, ha chiaramente fallito nell’intento di portare tutta l’area amministrata a livelli simili di benessere e di servizi. Ad oggi, dopo quasi 50 anni di amministrazione emiliano-romagnola, sono gli stessi indici economici e statistici ufficiali a certificare che i cittadini romagnoli sono ancora in “serie B”. Le forze politiche abbiano il coraggio di ammetterlo e di correre ai ripari, proponendo con chiarezza le loro ricette.
La ricetta del MAR è sempre la istituzione della Romagna regione: non illudendosi che sia la panacea di tutti i mali ma nella assoluta convinzione che sia uno strumento formidabile per cominciare a curarli. 
Samuele Albonetti (Coordinatore Regionale M.A.R.)